L'inchiesta spezzata di Pier Paolo Pasolini by Simona Zecchi

L'inchiesta spezzata di Pier Paolo Pasolini by Simona Zecchi

autore:Simona Zecchi [Zecchi, Simona]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2020-10-26T22:00:00+00:00


Figura 50.

Altra interessante testimonianza, presente poi nel documentario 12 Dicembre, è quella della mamma di Giuseppe Pinelli, che riferisce di essere stata rassicurata dal questore Allegra riguardo alla posizione del figlio: «su di lui non abbiamo niente signora stia tranquilla, abbiamo solo molte pressioni da Roma». Questo prima che la situazione precipitasse. Pinelli era sincero come quando, racconta sempre la madre alle telecamere di Lotta Continua, all’indomani dell’esplosione di Milano la rassicura e le dice «l’anarchia mamma non è violenta, non abbiamo nulla a che fare con la violenza». La sua anarchia sì. Ma Valpreda non era più con Pinelli, non faceva più parte del suo modo di concepire l’anarchia: l’anarchismo, lo abbiamo visto, non era tutto uguale. In un articolo del 14 dicembre 2019 Adriano Sofri scrive, riferendosi a una Giornata di studi sulla strage di Piazza Fontana seguita da Radio Radicale e organizzata dall’Archivio Flamigni e dall’Università La Sapienza di Roma il 4 dicembre del 2019, dal titolo Noi sappiamo e abbiamo le prove: «Il titolo calcato su Pasolini, con quel di più di certezza, segnava la differenza fra l’intellettuale e poeta – io so, ma non ho le prove – e le storiche e gli storici convenuti, insieme a magistrati, giornalisti e testimoni». Ringrazio Sofri per questa sibillina affermazione15 ma le prove, poco prima che i suoi emissari e i suoi aguzzini lo ammazzassero, Pasolini le aveva, come è già in parte emerso in questo lavoro. Quello che qui interessa, tuttavia, a parte stigmatizzare la considerazione di Sofri, sono le parole ripetute il 4 dicembre 2019 dal testimone Lello Pasquale Valitutti, che da anni conferma la presenza di Calabresi nella stanza dalla quale precipiterà Pinelli incontrando la morte: «Calabresi lo ha detto a me pochi istanti dopo la morte di Pinelli, ‘stavamo parlando tranquillamente, non capisco perché si è buttato’». Valitutti ha riferito testuali parole e lo fa da tempo, naturalmente pensando a un omicidio, come molti. Ma il commissario riferisce quelle parole dopo pochissimo tempo, secondi dopo, perché avrebbe dovuto mentire? E perché allora considerare veritiera la sua presenza in quella stanza e non le parole su Pinelli? Avrebbe avuto il tempo in quella concitazione dopo pochi secondi di inventare in una stessa frase due concetti diversi? Mentirà sì, dopo, per corroborare la posizione dell’ufficio politico la cui versione estrometteva la sua stessa presenza. Se le parole del Commissario, pronunciate nell’immediato, sono vere, perché Pinelli si sarebbe gettato dalla finestra allora? Aveva davvero capito tutto e non ha potuto accettarlo? Perché Pasolini scrive nella sua nota, e ci torniamo nuovamente, alla poesia Patmos: «Prevedendo in questi versi un suicidio, pensavo, con assurda ingenuità, che il colpevole che si sarebbe suicidato sarebbe stato un fascista […] che il colpevole non avrebbe potuto sopportare l’orrore, l’indignazione della gente»? Aveva compreso che le «mezze verità e le mezze bugie» stavano tutte portando lontano dall’evidenza dei fatti? Anche le vere motivazioni riguardanti la morte di Calabresi restano oscure: le motivazioni non gli assassini materiali.



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